«GEORN!»

"Ci troviamo nel duemilaquindici. Nel millenovecentonovantasei, esattamente diciannove anni fa, una fabbrica produttrice di giochi da tavolo inglese progettò la costruzione di un nuovo gioco, molto simile al Jumanji descritto da Chris Van Allsburg nel suo romanzo del millenovecentoottantuno e rappresentato nel film diretto da Joe Johnston. Il progettatore, un giovane Matheus Stonem, puntava a creare qualcosa di molto simile, che riproducesse, in maniera soft, l'idea di fondo del gioco. Al posto degli eventi e delle apparizioni a cui i protagonisti del libri dovevano tener testa, Stonem realizzó delle carte che componevano il mazzo da cui i giocatori avrebbero pescato. Ovviamente, il gioco contava di due dadi e di una plancia di gioco non dissimile da Jumanji. Al centro, infatti, figurava lo stesso medaglione del film. In esso, tuttavia, non sarebbe comparsa alcuna scritta, se non dei numeri che corrispondevano alla carta da pescare. Prima ancora di essere materialmente realizzato, il gioco fu ampiamente pubblicizzato dal marchio e milioni di accaniti fan della nuova pellicola iniziarono sognanti a desiderarlo, prenotando anticipatamente l'acquisto. Tra questi un noto mago, ex star della tv, conosciuto per le sue annuali comparse in cui si dilettava in predizioni astrali. Il progetto, segretamente riposto in un faldone negli Uffici che si occupavano della creazione dei giochi, in una mattina di Settembre, scomparve. Lo stesso mago, in arte Demetrius, era riuscito ad appropriarsene ed era già pronto per recarsi in quel del Wiltshire. Da giorni, infatti, aveva creato un modellino del gioco e aveva in mente un'idea rivoluzionaria. Era convinto, infatti, che appostandosi al centro delle pietre di Stonehenge e recitando in anglosassone antico e al contrario tutti gli effetti delle carte, il gioco avrebbe potuto funzionare come il Jumanji Allsburghiano. Raggiunte le pietre posizionò la plancia nell'esatto centro, su cui compariva, grottesco e in rilievo, il titolo che voleva attribuirgli: Georn. Dunque, si sedette a gambe incrociate di fronte ad esso e recitò gli effetti che, nel viaggio, aveva tradotto così come avrebbe dovuto leggerle. Una volta concluso il processo, la pietra al centro della plancia si illuminò e risucchio al suo interno il produttore, Demetrius. In quell'istante, il gioco si catapultò altrove seguendo la direzione indicata da una delle pietre di Stonehenge. Si ritrovò a Londra, nella dimora della famiglia McGregor. [continua qui]"